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nanoLinux può essere installato in una partizione di un disco fisso collegato al bus ATA interno o al bus USB. Nel secondo caso non fa differenza se si tratta di una memoria allo stato solido o di un disco vero e proprio; quello che conta è che ci sia lo spazio necessario a disposizione.
Per l'avvio di un sistema installato in una unità esterna collegata al bus USB, conviene avvalersi di SYSLINUX, invece di GRUB, come viene descritto in una sezione apposita del capitolo. |
Una volta installato in un disco che consenta l'accesso anche in scrittura, è possibile cambiare l'insieme dei pacchetti installati e riprodurre un nuovo CD o DVD, purché siano rimasti i programmi necessari per la registrazione su questo tipo di unità di memorizzazione.
Per l'installazione di nanoLinux viene proposta un'organizzazione particolare delle quattro partizioni primarie comuni, in modo da facilitare una sorta di standardizzazione, quando non emergono esigenze specifiche particolari.
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Partendo dalla suddivisione proposta nella tabella appena mostrata, la prima partizione primaria si può omettere del tutto, se si è certi di non averne bisogno. Per quanto riguarda la terza partizione primaria, se di questa non c'è bisogno subito, la si può omettere ugualmente; tuttavia, nel caso si preveda la possibilità di averne bisogno in un momento successivo, si può predisporre inizialmente una quarta partizione per lo scambio della memoria virtuale, che in seguito potrebbe essere ridotta, per ricavare la terza partizione che inizialmente non serviva.
nanoLinux può essere installato in un disco, sia quando sta funzionando da CD o da DVD, sia quando è in funzione da un disco normale. Ciò permette, per esempio, di installarlo da disco USB a disco ATA, da disco USB a un altro disco USB, o in altre combinazioni possibili.
Prima di installare nanoLinux è necessario predisporre manualmente le partizioni nel disco che deve accoglierlo. Per questo è disponibile fdisk, con cui si deve predisporre una partizione per la memoria virtuale (tipo 8216) e una per il file system (tipo 8316). Eventualmente si può usare anche parted per ridimensionare le partizioni già esistenti.
Quando si va a modificare la suddivisione in partizioni di un disco, occorre prima accertarsi di non utilizzarlo. L'errore più frequente che si commette sta nel dimenticare attiva una partizione per lo scambio della memoria virtuale. Ciò può succedere anche quando si avvia nanoLinux da un CD o da un DVD, perché se questo trova una partizione già predisposta per lo scambio della memoria virtuale, la utilizza. Pertanto, prima di intervenire in un disco con programmi come fdisk e parted, occorre verificare di non utilizzare quel disco anche in tal modo. Si può verificare facilmente l'utilizzo di memoria di scambio con l'uso del comando free. A ogni modo, se ci si dimentica di questo o di altri accessi al disco, al termine delle modifiche, queste non sono prese in considerazione dal sistema, pertanto si può essere costretti a riavviare, o a ripeterle dopo che gli accessi sono stati esclusi. Eventualmente, per terminare l'uso di una memoria di scambio, basta il comando seguente:
|
Viene mostrato un esempio sintetico di suddivisione in partizioni con fdisk, che si uniforma ai criteri descritti all'inizio del capitolo, riferito al primo disco ATA (/dev/hda
). Eventualmente si veda anche il capitolo 45 per una descrizione più dettagliata.
#
fdisk /dev/hda
[Invio]
Command (m for help):
Il programma fdisk accetta comandi composti da una sola lettera e per vederne un breve promemoria basta utilizzare il comando m.
Command (m for help):
m
[Invio]
Command action a toggle a bootable flag b edit bsd disklabel c toggle the dos compatibility flag d delete a partition l list known partition types m print this menu n add a new partition o create a new empty DOS partition table p print the partition table q quit without saving changes s create a new empty Sun disklabel t change a partition's system id u change display/entry units v verify the partition table w write table to disk and exit x extra functionality (experts only) |
La prima cosa che si fa normalmente è di visualizzare la situazione iniziale con il comando p:
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 10.0 GB, 10056131072 bytes 64 heads, 32 sectors/track, 9590 cylinders Units = cylinders of 2048 * 512 = 1048576 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda1 * 1 100 102384 6 DOS 16-bit >=32M /dev/hda2 101 9000 9113600 83 Linux /dev/hda3 9001 9590 604160 82 Linux swap |
In questo caso, si preferisce cancellare le partizioni esistenti e ricominciare da zero:
Command (m for help):
d
[Invio]
Partition number (1-4):
1
[Invio]
Command (m for help):
d
[Invio]
Partition number (1-4):
2
[Invio]
Command (m for help):
d
[Invio]
Selected partition 3 |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 10.0 GB, 10056131072 bytes 64 heads, 32 sectors/track, 9590 cylinders Units = cylinders of 2048 * 512 = 1048576 bytes Device Boot Start End Blocks Id System |
A questo punto si definiscono la seconda e quarta partizione, per ospitare il file system principale e lo scambio della memoria virtuale rispettivamente:
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
p
[Invio]
Partition number (1-4):
2
[Invio]
First cylinder (1-9590, default 1):
1
[Invio]
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (1-9590, default 9590):
+9500M
[Invio]
Command (m for help):
n
[Invio]
Command action e extended p primary partition (1-4) |
p
[Invio]
Partition number (1-4):
4
[Invio]
First cylinder (9062-9590, default 9062):
9062
[Invio]
Last cylinder or +size or +sizeM or +sizeK (9062-9590, default 9590):
9590
[Invio]
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 10.0 GB, 10056131072 bytes 64 heads, 32 sectors/track, 9590 cylinders Units = cylinders of 2048 * 512 = 1048576 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda2 1 9061 9278448 83 Linux /dev/hda4 9062 9590 541696 83 Linux |
A questo punto si deve modificare il tipo di partizione per /dev/hda4
:
Command (m for help):
t
[Invio]
Partition number (1-4):
4
[Invio]
Hex code (type L to list codes):
L
0 Empty 1c Hidden Win95 FA 70 DiskSecure Mult bb Boot Wizard hid 1 FAT12 1e Hidden Win95 FA 75 PC/IX be Solaris boot 2 XENIX root 24 NEC DOS 80 Old Minix c1 DRDOS/sec (FAT- 3 XENIX usr 39 Plan 9 81 Minix / old Lin c4 DRDOS/sec (FAT- 4 FAT16 <32M 3c PartitionMagic 82 Linux swap c6 DRDOS/sec (FAT- 5 Extended 40 Venix 80286 83 Linux c7 Syrinx 6 FAT16 41 PPC PReP Boot 84 OS/2 hidden C: da Non-FS data 7 HPFS/NTFS 42 SFS 85 Linux extended db CP/M / CTOS / . 8 AIX 4d QNX4.x 86 NTFS volume set de Dell Utility 9 AIX bootable 4e QNX4.x 2nd part 87 NTFS volume set df BootIt a OS/2 Boot Manag 4f QNX4.x 3rd part 8e Linux LVM e1 DOS access b Win95 FAT32 50 OnTrack DM 93 Amoeba e3 DOS R/O c Win95 FAT32 (LB 51 OnTrack DM6 Aux 94 Amoeba BBT e4 SpeedStor e Win95 FAT16 (LB 52 CP/M 9f BSD/OS eb BeOS fs f Win95 Ext'd (LB 53 OnTrack DM6 Aux a0 IBM Thinkpad hi ee EFI GPT 10 OPUS 54 OnTrackDM6 a5 FreeBSD ef EFI (FAT-12/16/ 11 Hidden FAT12 55 EZ-Drive a6 OpenBSD f0 Linux/PA-RISC b 12 Compaq diagnost 56 Golden Bow a7 NeXTSTEP f1 SpeedStor 14 Hidden FAT16 <3 5c Priam Edisk a8 Darwin UFS f4 SpeedStor 16 Hidden FAT16 61 SpeedStor a9 NetBSD f2 DOS secondary 17 Hidden HPFS/NTF 63 GNU HURD or Sys ab Darwin boot fd Linux raid auto 18 AST SmartSleep 64 Novell Netware b7 BSDI fs fe LANstep 1b Hidden Win95 FA 65 Novell Netware b8 BSDI swap ff BBT |
Hex code (type L to list codes):
82
[Invio]
Changed system type of partition 4 to 82 (Linux swap) |
Command (m for help):
p
[Invio]
Disk /dev/hda: 10.0 GB, 10056131072 bytes 64 heads, 32 sectors/track, 9590 cylinders Units = cylinders of 2048 * 512 = 1048576 bytes Device Boot Start End Blocks Id System /dev/hda2 1 9061 9278448 83 Linux /dev/hda4 9062 9590 541696 82 Linux swap |
Per memorizzare le variazioni si conclude con il comando w; se invece si preferisce rinunciare, basta utilizzare il comando q che si limita a concludere l'esecuzione del programma annullando le operazioni svolte.
Command (m for help):
w
[Invio]
The partition table has been altered! ... Syncing disks. ... |
Dopo la suddivisione in partizioni, occorre inizializzare ciò che serve. Proseguendo secondo l'esempio di suddivisione appena proposto, di può intervenire così:
#
mkswap /dev/hda4
[Invio]
#
mkfs.ext3 /dev/hda2
[Invio]
Al termine si può passare all'installazione, con il comando seguente, indicando il file di dispositivo corrispondente alla partizione di destinazione, che deve essere stata preparata e inizializzata come è già stato mostrato:
#
nanorc nanolinux install
[Invio]
|
Naturalmente, al posto di /dev/hd... occorre indicare il file di dispositivo che corrisponde alla partizione in cui si vuole installare il sistema operativo, cancellando i puntini finali superflui. Si osservi che l'esempio proposto dal programma sembra suggerire l'installazione in un disco ATA, ma si può installare anche in un disco USB esterno, mettendo il nome appropriato (/dev/sd...
), oppure in un insieme di dischi RAID (/dev/mdn
).
Alcuni lettori CD o DVD, all'apparenza perfettamente funzionanti, potrebbero non essere in grado di leggere tutto il contenuto di un disco, anche senza la segnalazione di alcun errore. È importante tenere presente il problema quando si utilizza nanoLinux in questo modo, ma soprattutto quando si cerca di installarlo, perché ciò che si ottiene potrebbe essere solo una copia parziale del disco originale. |
La copia richiede un certo tempo, proporzionale alle dimensioni di nanoLinux. Quando si può verificare che il contenuto della directory boot/
è stato copiato, si può procedere in un'altra console virtuale a installare il sistema di avvio, che si avvale di GRUB. Si continua a supporre di installare la copia di nanoLinux nella partizione corrispondente al file di dispositivo /dev/hda2
:
#
grub
[Invio]
grub>
root (hd0,1)
[Invio]
Filesystem type is ext2fs, partition type 0x83 |
grub>
setup (hd0)
[Invio]
Checking if "/boot/grub/stage1" exists... yes Checking if "/boot/grub/stage2" exists... yes Checking if "/boot/grub/e2fs_stage1_5" exists... yes Running "embed /boot/grub/e2fs_stage1_5 (hd0)"... 16 sectors are embedded. succeeded Running "install /boot/grub/stage1 (hd0) (hd0)1+16 p (hd0,1)/boot/grub/stage2 /boot/grub/menu.lst"... succeeded Done. |
grub>
quit
[Invio]
In questo modo viene installato un menù di avvio generico, con il quale si deve specificare la partizione da avviare. Volendo si può modificare il file boot/grub/menu.lst
per le proprie esigenze, soprattutto se si intende avviare anche un altro sistema operativo (si veda il capitolo 51 per la descrizione dell'utilizzo di GRUB).
Nel caso l'installazione avvenga in un disco diverso, occorre usare l'indicazione appropriata per GRUB. Supponendo di volere installare nella seconda partizione di un disco USB esterno, se nell'elaboratore è presente un solo disco ATA e non ci sono altri dischi esterni, GRUB lo considera come secondo disco, pertanto il disco andrebbe identificato come (hd1) e la partizione come (hd1,1).
Quando si avvia il sistema per mezzo di GRUB, l'ordine dei dischi può essere diverso; pertanto, il disco esterno USB che viene avviato dal BIOS, potrebbe risultare essere il primo disco. Di questo occorre essere consapevoli per poter configurare correttamente il file |
|
|
Al termine della copia, oltre a predisporre il sistema di avvio, è necessario intervenire in alcune parti della configurazione; per la precisione è necessario verificare il file /etc/fstab
, all'interno del quale conviene anche indicare la partizione contenente la memoria virtuale. Si tratta delle prime tre righe, che, secondo gli esempi proposti devono risultare alla fine nel modo seguente:
|
Si osservi che è necessaria l'indicazione di due punti di innesto associati allo stesso file di dispositivo: reinnestando la partizione anche nella directory /CD-ROOT/HD-ROOT/
è possibile poi ricreare un nuovo CD o DVD di nanoLinux, probabilmente dopo aver modificato qualcosa nella copia realizzata nella partizione del disco fisso.
Al termine dell'installazione, lo script elimina la parola d'ordine agli utenti comuni, in modo da non consentirne l'accesso, lasciando funzionante solo l'utenza dell'amministratore (root). Se prima dell'installazione la parola d'ordine è stata cambiata, questo cambiamento viene mantenuto anche nella copia che viene installata. Se la parola d'ordine dell'utente root non è stata cambiata prima dell'installazione, alla prima occasione è necessario farlo, associandone eventualmente una agli utenti comuni che si vogliono usare. Si tenga conto anche del fatto che il sistema operativo che si ottiene installando nanoLinux prevede l'avvio automatico del servente OpenSSH, pertanto chiunque potrebbe accedere all'utenza root se la parola d'ordine originale non viene sostituita. |
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Se l'elaboratore in cui si lavora è connesso stabilmente a una rete locale, si può utilizzare il comando nanorc network config per la configurazione di una situazione comune, oppure si può arrivare anche a modificare lo script /etc/init.d/network
(rischiando però di dover rinunciare agli automatismi di nanoLinux); si osservi che questo file è molto diverso dallo standard delle distribuzioni GNU/Linux Debian, ma nulla vieta di riportarlo alla normalità se questo è ciò che si desidera. In ogni caso, può essere utile modificare i file /etc/hostname
e /etc/mailname
. Per esempio, se il proprio elaboratore deve avere il nome di dominio dinkel.brot.dg
, il file /etc/hostname
deve contenere la stringa dinkel, mentre nel file /etc/mailname
serve il nome di dominio completo (eventualmente, il file /etc/mailname
viene modificato anche dal comando nanorc mta domain).
Una volta installato nanoLinux, può essere necessario intervenire nel file di configurazione /etc/X11/xorg.conf
, che in condizioni normali è predisposto per un adattatore grafico VESA, oppure si può usare il comando nanorc x config (in tal caso servono i privilegi dell'utente root), che consente di ricreare un file /etc/X11/xorg.conf
adatto.
Attraverso il comando nanorc x config si ricrea il file |
Nel caso si intenda utilizzare il sistema APT (capitolo 63) per fare delle modifiche sui pacchetti installati o per procedere a un aggiornamento di questi, si ricordi di modificare il file /etc/apt/sources.list
, indicando valori appropriati al proprio contesto.
L'installazione di nanoLinux in una unità USB procede sostanzialmente come se si trattasse di un disco fisso comune, con la differenza che conviene usare SYSLINUX per l'avvio.
A questo proposito, diventa indispensabile la prima partizione di avvio, che deve contenere necessariamente una partizione di tipo FAT16 (il codice da usare con il programma fdisk è 616). Inoltre, con l'ausilio di fdisk occorre attivare l'indicatore di partizione avviabile. Ecco un esempio di suddivisione in partizioni fatta in questo modo, tenendo conto anche dell'indicatore di partizione avviabile:
|
Nella prima partizione va copiato il contenuto della directory CD-ROOT/syslinux/
; quindi si utilizza il programma syslinux in questo modo:
#
syslinux /dev/sda1
[Invio]
Infine, occorre accertarsi di avere un settore di avvio adatto. Lo si ricrea facilmente con install-mbr:
#
install-mbr /dev/sda
[Invio]
Quando poi si avvia il sistema dal'unità esterna, si ottiene così una schermata simile a quella dell'avvio da CD/DVD:
|
Seguendo gli esempi già mostrati, all'avvio occorre indicare la sigla sda2, oppure osda2.
Nel caso lo si preferisca, è possibile installare nanoLinux in una struttura più articolata, composta da più dischi o semplicemente da più partizioni innestate tra di loro. Per fare questo, occorre innestare inizialmente la partizione che deve ospitare il file system principale a partire da una sottodirectory di /mnt/
(secondo il criterio normale di nanoLinux); successivamente occorre creare le directory ulteriori, a partire dalle quali si intende articolare il file system di destinazione, quindi occorre innestare manualmente le altre partizioni e infine procedere con l'installazione.
A titolo di esempio, si suppone di disporre di un disco ATA e di averlo suddiviso nel modo seguente:
|
Dopo aver inizializzato in modo appropriato le varie partizioni, queste vanno innestate secondo lo schema previsto, ma per farlo occorre anche creare le directory necessarie:
#
mount /mnt/hda2
[Invio]
#
mkdir /mnt/hda2/boot
[Invio]
#
mkdir /mnt/hda2/usr
[Invio]
#
mkdir /mnt/hda2/home
[Invio]
#
mount -t auto /dev/hda1 /mnt/hda2/boot
[Invio]
#
mount -t auto /dev/hda5 /mnt/hda2/usr
[Invio]
#
mount -t auto /dev/hda6 /mnt/hda2/home
[Invio]
A questo punto, si può procedere con il comando di installazione, ma invece di indicare un file di dispositivo come destinazione, si deve specificare la directory da cui il tutto si articola: /mnt/hda2
.
#
nanorc nanolinux install
[Invio]
|
Si deve correggere e indicare /mnt/hda2
:
/mnt/hda2
<OK
>
Il resto procede normalmente.
Il CD o il DVD di nanoLinux potrebbe contenere un file system compresso, che viene trattato dal kernel in modo trasparente, ovvero come se fosse un file system normale. Il kernel Linux è in grado di gestire diversi tipi di file system compressi, ma si tratta in ogni caso di file system in sola lettura.
È possibile installare nanoLinux copiando il file-immagine del CD o del DVD in una partizione, che però deve avere una capacità maggiore o uguale a quella del file-immagine originale:
#
cat nLinux-n.edizione.iso9660.gz.* | gunzip > /dev/hda2
[Invio]
Oppure:
#
cp /dev/hdc /dev/hda2
[Invio]
Quelli mostrati sono solo esempi possibili, nei quali si presume di dover installare la copia in questione nella seconda partizione del primo disco ATA. Nel secondo caso, in particolare, si immagina di avere il CD o il DVD di nanoLinux in un lettore corrispondente alla terza unità ATA (la seconda modalità di copia può generare degli errori al termine, che però non dovrebbero risultare fatali).
La partizione che si ottiene può essere avviata solo con l'aiuto di un sistema esterno, come GRUB e come SYSLINUX, che però deve trovarsi in ogni caso al di fuori di quel file system. Pertanto, diventa indispensabile la presenza di una partizione /dev/hda1
per questo scopo.
La configurazione di GRUB per avviare nanoLinux in questa modalità di funzionamento non ha niente di diverso rispetto a un'installazione normale: quando il sistema operativo si avvia, il file system viene innestato in sola lettura e tutto funziona come se fosse un CD o un DVD, a parte il fatto che è sicuramente più veloce. Per quanto riguarda SYSLINUX, vale quanto descritto a proposito dell'installazione in una unità di memoria allo stato solido.
Avendo un sistema in sola lettura, di cui non si può modificare la configurazione, è importante prevedere la terza partizione primaria per salvare i dati e anche un file contenente una configurazione, che può essere letta automaticamente all'avvio, come avviene quando nanoLinux funziona effettivamente da CD o da DVD.
Appunti di informatica libera 2007.02 --- Copyright © 2000-2007 Daniele Giacomini -- <daniele (ad) swlibero·org>
Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome nanolinux_installazione.htm
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